Come le caramelle diventano bozzoli

di Renzo Valente

A proposito delle filandiere che qualche settimana fa, accompagnate da una foto ricordo, sono state richiamate dai grandi silenzi dell’oblio e poi trasferite su questo stesso angolo di giornale, c’è adesso qualcuno che garbatamente, ma anche senza peli sulla lingua, mi rinfaccia una clamorosa cantonata.
L’osservazione è precisa, irrefutabile, incontestabile e onestamente va accettata.
Quelle quattro signorine, scrive al Direttore una signora di Martignacco riferendosi alla fotografia, che secondo voi dovrebbero essere quattro filandiere intente a lavorare con i bozzoli della filanda Pantarotto di via Grazzano, sono invece caramellaie intente a incartare le caramelle della fabbrica Delser di Martignacco. La svista è evidente, avete preso le caramelle per bozzoli, ve lo posso assicurare, c’ero anch’io. Senza rancore e la firma.
Naturalmente il Direttore, costretto già a vedersela ogni giorno con Prodi, con Berlusconi, con D’Alema e con La Russa, la Bicamerale, lo Stato Sociale, Maastricht, la Giustizia, il Fisco, il Ticket, e a grattarsi tante altre rogne interne ed esterne, le vendite, le rese, i sindacati all’interno, la pedonalizzazione di Mercatovecchio, la sistemazione, si fa per dire, del Giardino Grande, i parcometri all’esterno, ha dovuto incassare anche questa.
Ma guarda questo qua, dice, mi fa un articolo che non è neanche un capolavoro, gli allega una fotografia che dovrebbe aiutare a capirlo, le scrive sotto che si tratta di filandiere che lavorano i bachi, e invece sono caramellaie che incartano caramelle. Ma ti rendi conto, dice, guarda che cosa mi hai combinato, guarda qua che figura che mi fai fare, guarda qua, è mezza Udine che ride alle nostre spalle, filandiere invece che caramellaie, bozzoli invece che caramelle, Pantarotto invece che Delser, guarda qua, hanno ragione di ridere, nemmeno Ridolini li farebbe ridere tanto, hanno ragione, e adesso arrangiati. Cerca l’indirizzo della signora, telefonale, scrivile, mandale un telegramma, un espresso, un fax, fai come vuoi, c’è un elenco telefonico, c’è un sindaco, c’è un parroco, ci sono i carabinieri, domanda, informati, indaga, rintracciala, valla a trovare, chiedile scusa, portale dei fiori, regalale un profumo, una colomba, un panettone, inventa quello che vuoi, basta che di filandiere e di caramellaie non ne senta più parlare.
Non lo avevo mai visto tanto arrabbiato, dovevo rabbonirlo, rimediare, riscattare la mia coscienza, riabilitare la sua, e cominciai a sfogliare l’elenco telefonico. Pronto chi parla? A Martignacco le caramellaie sono in tante e tante con lo stesso cognome, andai prudente, misi le mani avanti, tentai, sondai, pronto chi parla, sono così e così, lei è così e così? Non era lei. Pronto chi parla, sono così e così, lei è così e così? Neppure questa era così e così ma fu disponibile, mi suggerì un cognome. Veda, provi, chissà. Era il cognome di un marito che era proprio il marito di lei, che Dio lo benedica, pronto chi parla, sono così e così, si può parlare con la signora così e così,
pronto chi parla, sono la signora così e così, e fu una festa, ma un ridere, ma un ridere, ma un ridere da tenerci la pancia, le filandiere, le caramellaie, i bozzoli, le caramelle, Pantarotto, Delser, via Grazzano, Martignacco, un ridere e un ridere che magari che si potesse più spesso tenerci la pancia per un ridere così. Capito, signor Direttore? Non ha capito, non vuole capire, neanche cerca di capire, è ancora arrabbiato, questa specie di giornalisti, dice, credono di essere chissà chi, tante arie, a me gli occhi, largo al factotum, il padrone sono me, e poi prendono le caramellaie per filandiere, ma mi facciano il piacere, asilo infantile, casa di ricovero, via Spalato, altro che cantore di Udine, altro che piccolo mondo, altro che millimetri, ma fammi il piacere, figurati, piuttosto trombone.
Questo brutto mestiere. Bisogna provare. Ne fai tante di buone e nessuno ti ringrazia, ne fai una meno buona e succede il finimondo. Guarda qua, guarda qua, guarda qua.
Com’è la vita qualche volta. Uno è l’ora che deve cominciare e gli danno da scegliere, qui ci sono cento mestieri, vedi tu, decidi tu, accomodati. Allora vediamo, decidiamo, accomodiamoci. Questo andrebbe bene ma non si firma, quest’altro anche ma non si firma, quest’altro pure ma non si firma. Ne scartai novantanove e presi quello che pareva che si potesse firmare.
Erano i tempi in cui firmavano anche sul Corriere, perché sul Corriere e non sul Popolo dél Friuli? Hai voglia. Chimere. Miraggi. Adesso anche anche, sono più propensi, più permissivi, la manica è più larga, si firma qualunque articolessa, l’altro ieri il figlio di suo padre è caduto e non ha fatto niente, firmato Indro Montanelli, una bellezza, insomma si ragiona di più, lasciano di più, si può di più, ma quella volta rimandavano. Posso firmare? Un momento, alt, c’è tempo, vedremo, prima la gavetta.
Iniziai anonimo. Mi diedero una scrivania, una sedia, forbici, colla e un prontuario. Questo è oro. Sfoglialo, consultalo, trova quello che cerchi, taglia, ritaglia, metti insieme, incolla, e non pasticciare altrimenti il proto te lo raccomando.
Furono i miei primi elzeviri. Il Santo del giorno, lo Stato Civile, le effemeridi, il sole, la luna, la temperatura, le farmacie di turno, i mercati, il menu della Trattoria Comunale, se capitava un femore rotto, una bicicletta rubata, una camino in fiamme, i pompieri tempestivi, incendio circoscritto, limitati ì danni. Si firma? La firma dopo, c’è tempo, vedremo.
Piano piano però venivo fuori. Tagliavo da Michelangelo, incollavo da Benvenuto Cellini e se ne accorsero. Vieni qua, mi dissero, hanno scoperto una bisca in via Aquileia ma c’è di mezzo il figlio del Federale, quindi prudenza e soltanto iniziali. Acrobazie. Cronaca esemplare. Sorpreso nel suo appartamento con otto amici, tutti intenti a far girare una roulette, un giovane di 29 anni è stato denunciato, insieme agli altri, per gioco d’azzardo. Le autorità hanno fornito le seguenti generalità: L.B. 29 anni, A.B. 60 anni, S.M. 31 anni, R.D.B. 33 anni, G.A. 30 anni, A. T. 51 anni, R.R. 27 anni, A.B. 21 anni, N. T. 22 anni. Cronaca pulita, corretta, asciutta, scarna, stringata, sintassi perfetta, punteggiatura inappuntabile, periodo scorrevole, piacevole, moderno. Si firma? La firma dopo, per adesso solo le iniziali, e speriamo che con tante iniziali non venga fuori qualche caso di omonimia.
Ma la firma era in agguato. Un giorno mi chiamano. C’erano i baracconi in Giardino Grande, furoreggiava Camillo, uno scimpanzè che ne combinava di ogni colore. Andava in bicicletta, giocava al pallone, faceva ginnastica, mangiava con forchetta e coltello, beveva nel bicchiere, fumava, si vestiva, si spogliava, si metteva a letto, dormiva. Novità per Udine. Se ne parlava a casa, in piazza, nei caffè, i biglietti in coda. Bisogna fare un articolo. Lo firmerai.
Era venuta la mia ora, il mio momento, un’occasione unica. Vado, vedo, intervisto, due colonne, Camillo scimpanzè sapiente, firmato Renzo Valente, vignette dal vero di Mario Bernardinis. Un servizione.
Accadde che una sera di qualche giorno dopo ero ai Frati con uno che mi presenta a un altro. Piacere, piacere, un momento, Valente, Valente, Valente, adesso mi viene su. Valente, Renzo Valente, el xe lu Renzo Valente, piacere. Gô lêto el suo articolo intanto che spetâvo in gabinêto, complimenti, pecâ che ghê mancava un tôco.